Movimento dei Focolari
Restyling e novità per dev.focolare.org

Restyling e novità per dev.focolare.org

Novità in vista per i lettori di dev.focolare.org. Prossimamente il sito dei Focolari vi accoglierà con una veste rinnovata e ulteriori opportunità di navigazione. Si tratta di un progetto, maturato dopo quasi due anni di lavoro nel Centro Internazionale dei Focolari di Rocca di Papa (Roma), che ha tenuto conto degli sviluppi avvenuti nel panorama comunicativo mondiale e dello stesso Movimento dei Focolari. Questo progetto punta ad integrare il lavoro di comunicazione finora svolto da quattro redazioni distinte (Sito Web, Servizio Informazione, Notiziario Mariapoli e Collegamento CH) dando vita a un unico “Ufficio comunicazione”. Operativo già dal febbraio scorso, questo Ufficio raccoglie le notizie della vita del Movimento in tutto il mondo e le trasmette attraverso diversi media. Tra i suoi obiettivi vi è quello di promuovere le attività, far conoscere ad un pubblico vasto la vita del Movimento dei Focolari e contribuire ad una sempre maggiore comunione di vita e di notizie tra le varie comunità nel mondo. Lo sviluppo di nuove tecnologie e modalità di comunicazione hanno reso necessario un restyling del sito web che, oltre ad una nuova veste grafica, si presenterà notevolmente semplificato nella struttura e con una nuova impostazione nella logica di navigazione. L’uso di nuove applicazioni permetterà una maggiore integrazione anche con i social media e potenzierà l’offerta di contenuti ai quali gli utenti potranno accedere in maniera diversificata e personalizzata. La nuova struttura sarà infatti mobile-friendly, terrà conto cioè dell’uso sempre maggiore degli smartphone nella nostra vita quotidiana. Si punterà su contenuti più brevi e vari con diverse forme di presentazione (testi, info-grafiche, schede-video …). I contenuti del sito attuale, però, non andranno persi. I testi delle pagine fisse saranno raccolti in alcuni e-book e le notizie saranno in futuro ricercabili in archivio. Uno spazio privilegiato sarà dedicato alla comunicazione dei molteplici aspetti della vita del Movimento dei Focolari. Sarà questa la sezione “Mariapoli”, che porterà lo stesso nome dei tradizionali incontri estivi dei Focolari in tutto il mondo e del periodico che sarà pubblicato in forma cartacea fino a dicembre 2018. Un’area “community”, aperta a chiunque voglia visitarla. Un sistema di notifiche permetterà agli utenti di scegliere quando, su quali argomenti e su quale canale (computer, tablet o smartphone) vorranno essere informati. Ogni due mesi un notiziario “Mariapoli” in formato pdf offrirà una raccolta delle news principali. Buona navigazione! Joachim Schwind (altro…)

Vangelo vissuto: “Se qualcuno mi apre la porta, io verrò da lui”

Una figlia disabile Una genitore non si aspetta mai di avere un figlio con delle disabilità. Quando è accaduto a noi, mia moglie, già fragile psicologicamente, è caduta in depressione. Mi sono trovato a condurre la famiglia in modo imprevedibilmente nuovo. I primi mesi, carichi di domande, mi stavo isolando da amici e parenti. Un giorno ho incontrata sulla scala del condominio una coppia che, pur con una bambina con la sindrome di Down, appariva molto serena. Alla mia domanda, come facessero ad essere così, la loro risposta è stata spiazzante: “Nostra figlia è il dono più grande che potevamo ricevere. Lei ci ha ricondotti alla realtà e tutta la famiglia ne è beneficiata”. Mia moglie e io siamo andati spesso a trovarli. Abbiamo conosciuto la lro fede e, giorno dopo giorno, abbiamo riscoperto anche a noi, grazie a loro, dei valori che prima avevamo trascurato. (A. e G.F. – Italia) Un dono insperato Alcuni parenti che si erano allontanati da noi, per motivi di eredità, hanno accolto il nostro invito a venire da noi qualche giorno. Quando però ci hanno comunicato la data di arrivo, non era il momento migliore: eravamo in difficoltà economiche e mi mancava il tempo per preparare bene la casa, come avrei voluto. Poi ho pensato che la pace ritrovata era il dono più grande e abbiamo deciso, con tutta la famiglia, di fare del nostro meglio per rendere felice il loro soggiorno. Avremmo anche voluto far loro un regalo, ma in mancanza d’altro il figlio più piccolo ha preparato un disegno e la più grande una poesia di benvenuto. Il giorno precedente il loro arrivo, nella ditta in cui lavora mio marito, gli impiegati hanno ricevuto un regalo premio. Quando l’abbiamo aperto, c’erano due orologi, uno da donna e uno da uomo: il dono insperato per i nostri parenti. (R.H. – Germania) Un’altra opportunità Una delle mie cognate ci aveva chiesto il favore di ospitarla a casa nostra per un periodo e di firmare la garanzia per un prestito bancario di cui aveva bisogno. La casa in cui viviamo è piccola, ma l’abbiamo accolta volentieri. Per il prestito, vedevo mio marito molto preoccupato, considerando che qualche anno fa le avevamo prestato una somma che lei non ci aveva mai restituito. Gli dissi che qualunque decisione avesse preso l’avrei accettata, aggiungendo però che ogni persona merita sempre un’opportunità per riscattarsi. Dio forse non fa così con noi? Abbiamo firmato la garanzia per il prestito, che mia cognata sta pagando, anche se alcuni ritardi. Quanto a me, sento che devo continuare ad aiutarla, e a volte facciamo delle lunghe conversazioni nelle quali sei si apre come se io fossi una sorella, superando le barriere che ci dividevano. (M.D. – Paraguay) A totale disposizione Dopo la morte della nostra prima bambina, a soli 14 mesi, anche gli altri due figli che sono arrivati dopo hanno cominciato a presentare gli stessi sintomi. Mia moglie ed io eravamo col fiato sospeso, e la casa era diventata come un piccolo ospedale. Tuttavia, cercando di amarci tra di noi, i figli crescevano colmi di pace. Quante volte, guardandoli, mi sono convertito! Entrando in casa dopo il lavoro, cercavo di lasciare fuori tutte le preoccupazioni e i problemi per essere completamente a loro disposizione. Solo così poteva funzionare. Diversamente avremmo potuto essere travolti dall’angoscia e dalle preoccupazioni per il futuro. Abbiamo toccato con mano che Dio può tutto, e farci gustare un po’ di paradiso anche in un contesto impegnativo. (G.M.B. – Italia) (altro…)

Noi, la Chiesa

Noi, la Chiesa

Igino Giordani durante una vista a Loppiano

“Se due o tre, adunandosi in nome di Gesù, chia­mano Gesù e Cristo è in mezzo a loro, senz’altro essi compongono una società perfetta: due uomini e l’Uo­mo-Dio, ed ecco in embrione la società umano-divi­na: la Chiesa. Ma è importante notare che egli chiede questo adunarsi, cioè questo mettersi insieme; questo «dialogo», come dice la filosofia sociale d’oggi. Dove uno sta a sé, individualisticamente segregato dagli altri, avviene come di un polo che non faccia contatto con l’altro polo: non genera la luce. Come la grazia di Dio impiega anche mezzi umani per passare, e anche mezzi naturali: acqua (Battesimo), pane (Eucaristia) ecc., quasi per promulgare e ripetere l’incarnazione, così, ponendo accanto all’uomo il fratello, fa scattare l’amore: accende sulla terra la luce, che è Cristo, l’Amore, e apre l’accesso alla fonte. Venuto a rompere l’isolamento, che accresce l’an­goscia dell’esilio, Gesù non ha costituito delle indi­vidualità, ma una società, vale a dire una convi­venza organica: per la quale, come per ogni forma di vita, ha posto, quale legge, l’amore. Per amare, biso­gna essere almeno in due; e per consociarsi bisogna amare. Poiché «l’amore viene da Dio» (1 Gv. 4, 7) amare è far vivere in noi Dio: un mettere Dio tra noi. L’amare perciò, e quindi il mettere in comune (co­municare) la propria anima con l’anima della persona amata, non serve tanto per ricavare gioia e pace per sé o non tanto per dare pace e gioia all’altra, quanto perché tra le due anime viva Dio: e quindi il coronamento dell’amore è farsi uno, l’Uno che è Cristo: si arriva così a costruire in chi ama e in chi è amato il Cristo mistico. Con questa costruzione noi attendiamo a compiere la pienezza del Cristo: a fare il Cristo totale. Per tal modo chi ama una persona, in Cristo, mette a circo­lare lo Spirito Santo, fra sé e l’altra; ed è lo Spirito stesso che circola da Padre a Figlio: è dunque un mettere a vivere in loro la vita della Santa Trinità. E allora si vede che, per tutte le ventiquattro ore della giornata, noi compiamo contemporaneamente un’altra opera misteriosa, immensa, nelle profondità dello Spirito: la costruzione, pietra su pietra, della Chiesa, quale Corpo mistico di Cristo; e in ciò collaboriamo con Dio mentre ne usiamo le forze e ne viviamo la vita: e intanto realizziamo la comu­nione dei santi. In tale impresa, ciascuno è Cristo per il suo fratello: e ogni fratello è Cristo per ciascuno. Questa società con la Trinità è la Chiesa: e amarsi in Cristo è vivere con la Chiesa, vivere la Chiesa e nello stesso tempo completarla, arrivando alla pienezza di essa. La perfezione del cristianesimo sta nel capire e soprattutto nel vivere il Corpo mistico, dal cui ordinato funziona­mento dipende, in proporzione, la sanità di tutte le membra: e se egli immette salute, anche i fratelli godono; se inocula tossine, anche gli altri soffrono. Non i discorsi, non le querimonie curano i mali nel corpo della Chiesa: ma la propria santità, e cioè i globuli sani, che ciascuna cellula immette nel comune apparato circolatorio. Il Corpo mistico reagisce sul corpo sociale come l’anima sul corpo. Tutto il bene che il Corpo mistico realizza sulla terra è spirito di Dio che si inserisce nell’umanità: è Dio che vive tra gli uomini e li recupera a sé. Sì che la Chiesa è il veicolo per riportare la creazione al Creatore”.   Igino Giordani, La divina avventura, Città Nuova, Roma, 1993, pp.47-64. (altro…)

In fuga dalla fame

Secondo le ultime stime, sarebbero più di 440 mila, delle oltre 2 milioni e 300 mila persone fuggite dal Venezuela, dal 2014 ad oggi, quelle che hanno superato la frontiera con il Perù. Vi arrivano dopo un viaggio estenuante, con molte incognite sul futuro e in mezzo a mille pericoli, tra i quali anche, ultimamente, la necessità di oltrepassare un fiume alla frontiera. «Se l’acqua è troppo alta, e non ce la fanno, vengono caricati a spalla da un uomo, naturalmente a pagamento». Ancora una volta è Silvano, della comunità dei focolari di Lima, a scrivere. «Fin dall’inizio di questo esodo di “arrivi forzati” abbiamo iniziato ad occuparci dell’“accompagnamento” di un numero sempre crescente di persone. Finora sono una sessantina quelle con cui abbiamo stretto un contatto personale. Non solo in senso spirituale, ma umano e professionale». Estremamente difficile la situazione per chi arriva: «Possiedono soltanto i vestiti che hanno addosso. E hanno freddo, perché pur essendo iniziata la primavera, qui le temperature sono ancora rigide. Abbiamo visto l’emozione nei loro occhi, quando hanno trovato i vestiti messi a disposizione attraverso una comunione dei beni». Due i centri operativi di accoglienza: il focolare di Lima e il “Centro Fiore”, a Magdalena del Mar, nella provincia della capitale. «Qui sono ospitati tre nuclei famigliari, tra cui quello di Ofelia, che tanti venezuelani scampati in Perù chiamano ormai “la madre”. Nel primo quadrimestre di quest’anno – racconta Silvano – siamo venuti in contatto con una psicologa, Irene, anche lei approdata qui da pochi mesi. Invitata nella nostra sede operativa, che poi è il focolare, aveva portato con sé i genitori e alcuni amici. In quell’occasione aveva conosciuto lo spirito che anima il focolare, e sapendo della necessità di molti suoi connazionali di elaborare il trauma subito, si è offerta di prestare gratuitamente il suo servizio come psicologa, per chi ne avesse fatto richiesta. Un piccolo progetto è subito cominciato, come risposta immediata alla promessa evangelica “Date e vi sarà dato”». Dopo una conferenza sul tema delle emozioni, tenuta da Irene nello scorso mese di luglio, seguita qualche settimana dopo da un secondo workshop, abbiamo aperto un consultorio in un locale del “Centro Fiore” di Magdalena del Mar. «Il “Progetto di crescita psico-emotiva per popolazioni vulnerabili” è nato così, per rispondere alla massiccia realtà migratoria che stiamo affrontando. Nella presentazione del progetto, che è rivolto in modo particolare alle categorie più fragili, come le donne, i bambini, i giovani e gli anziani – spiega Silvano – si legge che “fornire strumenti per far fronte alla situazione e consentire di integrarsi” con la comunità peruviana “è un imperativo”. Per questo il progetto, come è scritto, rientra tra gli obiettivi dei Focolari, per “collaborare alla costruzione di un mondo più unito, guidato dalla preghiera di Gesù al Padre (Che tutti siano uno, Gv 17, 21), nel rispetto e nell’apprezzamento della diversità, privilegiando il dialogo come metodo e il costante impegno a costruire ponti e relazioni di fraternità tra individui, popoli e aree culturali”. I casi più comuni sui quali si è già intervenuti sono forme di depressione sviluppate in situazioni di precarietà, o di ansia generata dalla preoccupazione per la sopravvivenza, dai maltrattamenti subiti, o ancora di disturbi nello sviluppo. Il progetto offre supporto, informazione, educazione, con percorsi individuali e di gruppo, conferenze sui temi del controllo emozionale, della violenza di genere, dell’autostima, dell’amore per sé stessi e per gli altri, sulle strategie di coaching». Alcune delle persone seguite hanno trovato un lavoro, altre lo stanno cercando, altre ancora stanno progettando di ritornare nel loro Paese di origine o di cercare un’altra destinazione. «Finora, in totale, sono state realizzate 35 sessioni di attenzione e cura psicologica. Grazie all’aiuto di amici, parenti e dell’intera comunità contiamo di continuare a offrire questo servizio gratuito agli immigrati venezuelani in difficoltà». (altro…)

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