Movimento dei Focolari
Un originale condominio

Un originale condominio

Su 112 ettari di terra, 23 organizzazioni – comunità cattoliche e istituti – hanno scelto di vivere un’esperienza di comunione tra carismi. Da 24 anni, questa esperienza che si svolge a Fortaleza (Brasile)  è conosciuta come Condominio Espiritual Uirapuru (CEU), acronimo che significa “cielo” in portoghese.

Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento di Focolari, in queste settimane in viaggio in Brasile per incontrare le comunità dei Focolari, hanno fato tappa anche  Fortaleza.  Qui hanno potuto partecipare a vari incontri con diverse realtà carismatiche della Chiesa. Al CEU hanno incontrato leader di altre comunità, tra i quali Nelson Giovanelli e Fra Hans della Fazenda da Esperança, Moysés Azevedo della Comunità Shalom e Daniela Martucci di Nuovi Orizzonti.

Attraverso le organizzazioni che lo compongono, il CEU realizza diverse azioni di supporto e protezione della persona umana, dall’infanzia vulnerabile e ferita da abusi e sfruttamento sessuale fino a giovani e adulti che vivono in strada o soffrono a causa di dipendenze. L’unione dei carismi presenti è espressione dell’amore che rende possibile lo sviluppo di attività di recupero e valorizzazione della dignità umana, particolarmente per coloro che sono più bisognosi.

“Il CEU è la realizzazione del sogno che Chiara Lubich ha promesso a Papa Giovanni Paolo II nel 1998, di lavorare per l’unità dei Movimenti e delle nuove comunità” ricorda Nelson Giovanelli, fondatore della Fazenda da Esperança e neo-eletto presidente del condominio. Il carisma dell’unità, diffuso da Chiara Lubich, ispira il compimento della missione per le diverse comunità presenti. Jesús Morán aggiunge: “Se c’è un luogo in cui si può comprendere l’esperienza della Chiesa è qui al CEU. Questa è la Chiesa, tanti carismi, piccoli o grandi, ma tutti camminano insieme per la realizzazione del Regno di Dio”.

Gli abitanti del CEU sono 230, tra cui bambini e adolescenti, giovani e adulti in fase di recupero e più di 500 volontari. Lo scorso fine settimana, la comunità Obra Lumen ha organizzato l’incontro “Com Deus Tem Jeito” (Con Dio c’è una via), che ha recuperato 250 tossicodipendenti dalla strada e li ha inviati a un trattamento terapeutico in varie comunità partner, come la Fazenda da Esperança. Lo spazio è anche il palcoscenico di attività culturali che consentono la risocializzazione attraverso l’arte, come il Festival Halleluya della Comunità Shalom, che riunisce ogni anno più di 400.000 persone.

In questi giorni, sempre in Brasile, è in corso il Genfest, manifestazione dei Giovani del Movimento dei Focolari. “Insieme per Prendersi Cura” è il motto di questa edzione che avrà un evento internazionale in Brasile ed oltre 40 Genfest locali in vari Paesi del mondo. Ognuno inizierà con una prima fase nella quale i giovani faranno esperienze di volontariato e solidarietà in varie organizzazioni sociali. Tra di esse anche il CEU. Qui tra il 12 e il 18 luglio, un gruppo di 60 giovani, partecipanti al GenFest, hanno potuto conoscere le diverse comunità e svolgere varie attività. “Tutte queste comunità già svolgono lavoro di cura con persone marginalizzate e in situazione di vulnerabilità. La nostra proposta era di unirci a loro, come un legame di unità. Più ci donavamo, ci aprivamo agli altri, più scoprivamo la nostra essenza”, racconta Pedro Ícaro, partecipante del GenFest che ha vissuto al CEU per 4 mesi con giovani di diversi Paesi.

“Quando questa comunione dei carismi infiamma il cuore dei nostri giovani, essi sono capaci di trasformare il mondo. Questo è lo scopo di questi eventi che facciamo al CEU, come il GenFest” racconta Moysés Azevedo, fondatore della Comunità Shalom.

Ana Clara Giovani

“Start Here and Now” il nuovo brano del Gen Verde

“Start Here and Now” il nuovo brano del Gen Verde

“Start Here and Now”, ovvero “Inizia qui e ora” è l’ultimo singolo della band internazionale Gen Verde. Un inno di unione, forza, coraggio e gioia che vede la partecipazione di due gruppi musicali giovanili: Banda Unità (Brasile) e AsOne (Italia). “Tutti, con le nostre diversità, siamo invitati ad andare oltre le frontiere per costruire un mondo dove la cura, l’amore, la giustizia e l’inclusione siano la risposta al dolore, all’orrore delle guerre e delle divisioni” spiega la band.

Cosa c’è dietro il brano?

“La nuova canzone è di per sé un’esperienza ‘oltre i confini’ per il modo in cui è stata prodotta – continua la band -. Le voci sono state incise in tre diverse parti del mondo e anche il video è stato girato in tre luoghi diversi: Loppiano e Verona (Italia) e Recife (Brasile)”.

Il progetto include la partecipazione di due gruppi musicali giovanili che condividono i valori del Gen Verde. Banda Unità è un complesso musicale brasiliano ed AsOne è una band di Verona, in Italia. Anche questi stessi gruppi vogliono condividere, attraverso la musica, i valori della pace, del dialogo e della fratellanza universale.

“Start Here and Now” ha un mix intergenerazionale e interculturale – continua il Gen Verde -. Questo singolo spicca per il ritmo molto coinvolgente e un testo potente, cantato in diverse lingue, per far emergere il processo creativo ispirato all’interculturalità e all’impegno per la fraternità universale che si sottolinea nell’evento internazionale Genfest”.

Il Gen Verde ha suonato questo brano per la prima volta ad Aparecida in Brasile insieme ai complessi musicali Banda Unità e AsOne il 20 luglio 2024 durante il Genfest, l’evento globale dei giovani del Movimento dei Focolari. Questa edizione ha avuto come titolo: “Juntos para Cuidar – Together to Care – Insieme per prenderci cura”.

Lorenzo Russo

Non diamoci pace finché non realizzeremo la pace!

Non diamoci pace finché non realizzeremo la pace!

Abbiamo appena ascoltato storie di pace espresse nelle sfumature più varie: canzoni, preghiere, esperienze, progetti concreti.

Tutto questo rafforza in noila fiducia e la speranza che è possibile essere costruttori di pace. Papa Francesco dice che bisogna essere ogni giorno “artigiani di pace”. E per fare questo occorre costanza e pazienza per poter guardare con amore tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino.

Da questo Genfest abbiamo imparato che la pace inizia da me con piccoli gesti di cura per le persone, per i nostri popoli e per il creato.

Da dove possiamo incominciare allora?

L’abbiamo detto varie volte in questi giorni: abbattendo tutte le barriere che ci dividono, per vivere per la fraternità. E questo possiamo farlo:

  • scoprendo che la nostra comune umanità è più importante di tutte le nostre differenze;
  • poi essendo pronti a perdonare e a fare gesti di riconciliazione. Perché perdonare significa dire all’altro: “Tu vali molto di più delle tue azioni”.

E come abbiamo fatto nella prima fase del Genfest, continuiamo, anche quando torneremo a casa, ad essere artigiani di pace nelle nostre relazioni, facendo il primo passo verso gli altri. Sarà l’amore ad ispirarci cosa fare, da chi andare.  

Perdoniamo senza aspettare che sia l’altro a chiedere perdono.

Che questo Genfest sia il momento del nostro SI’ ALLA PACE.

Non dobbiamo sentirci mai più soli: in questi giorni abbiamo visto e certamente abbiamo sperimentato la forza dell’“insieme”, Juntos

Uniamoci a tutti quelli che vivono e lavorano per la pace. Le communities che andremo a costruire nella Fase tre sono già una via possibile.

Aprite gli occhi a visioni di pace!
Parlate un linguaggio di pace!
Fate gesti di pace!
Perché la pratica della pace porta alla pace.
La pace si rivela e si offre a coloro che realizzano,
giorno dopo giorno,
tutte quelle forme di pace di cui sono capaci.(*)

Aprire, parlare e agire.

Allora: non diamoci pace finché non realizzeremo la pace!

Margaret Karram

(*) Poesia di Giovanni Paolo II

Non diamoci pace finché non realizzeremo la pace!

¡No nos demos paz hasta que no hayamos logrado la paz!Non diamoci pace finché non realizzeremo la pace!

Acabamos de escuchar historias de paz expresadas en los más variados matices: canciones, oraciones, experiencias, proyectos concretos.

Todo esto refuerza en nosotros la confianza y la esperanza de que es posible ser constructores de paz. El Papa Francisco dice que tenemos que ser cada día “artesanos de la paz”. Y para esto necesitamos perseverancia y paciencia para poder mirar con amor a todos los hermanos y hermanas que encontramos en nuestro camino.

En este Genfest hemos aprendido que la paz empieza en mí con pequeños gestos de atención a las personas, a nuestros pueblos y a la creación.

¿Entonces por dónde podemos empezar?

Lo hemos dicho varias veces en estos días: derrumbando todas las barreras que nos dividen, para vivir la fraternidad. Y esto podemos hacerlo:

  • descubriendo que nuestra humanidad común es más importante que todas nuestras diferencias;
  • – después estando dispuestos a perdonar y a hacer gestos de reconciliación. Porque perdonar significa decirle al otro: “Tú vales mucho más que tus actos”.

Y como hicimos en la primera fase del Genfest, continuemos, también cuando regresemos a casa, siendo artesanos de paz en nuestras relaciones, dando el primer paso hacia los demás. Será el amor el que nos inspire qué hacer, hacia quién dirigirnos.

Perdonemos sin esperar a que sea la otra persona la que nos pida perdón.

Que este Genfest sea el momento de nuestro SÍ A LA PAZ.

No debemos sentirnos nunca más solos: en estos días hemos visto y ciertamente experimentado la fuerza de la “unión”, Juntos.

Unámonos a todos los que viven y trabajan por la paz. Las communities que construiremos en la Fase Tres ya son un posible camino a seguir.

¡Abran los ojos a visiones de paz!
¡Hablen un lenguaje de paz!
¡Hagan gestos de paz!
Porque la práctica de la paz lleva a la paz.
La paz se revela y se ofrece a los que la realizan,
día tras día,
todas esas formas de paz de las que son capaces. (*)

Abrir, hablar y actuar.

Entonces: ¡no nos demos paz hasta que no hayamos logrado la paz!

Margaret Karram

(*) Poesía de Juan Pablo II

Pace e dialogo come metodologia: “Insieme per l’umanità”

Pace e dialogo come metodologia: “Insieme per l’umanità”

“Abbracciare la speranza”. Con questo auspicio circa 200 persone provenienti dalle Americhe, dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’Asia e da tutta Europa, si sono incontrate presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma), dal 16 al 19 maggio scorso.

Sono i referenti del movimento Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, di New Humanity la ONG con lo status consultivo nelle Nazioni Unite, insieme ai rappresentanti delle discipline che dialogano con la cultura contemporanea, i referenti di Ragazzi per l’unità e di AMU (Azione Mondo Unito), la ONG che si occupa di progetti speciali e di sviluppo.

Presente anche una delegazione di giovanissimi studenti di scuole superiori che aderiscono a Living Peace International, insieme ai giovani ambasciatori di pace, come Joseph,

 dalla Sierra Leone, che ha raccontato che all’ età di soli sei anni è stato reclutato come bambino soldato, fino a diventare ora un giovane leader di pace.

Da tempo ormai, queste diverse espressioni sociali – ciascuna con caratteristiche e finalità proprie – lavorano insieme per contribuire a rispondere concretemente alle problematiche scottanti e alle attese del mondo contemporaneo: “Insieme per l’umanità” è il loro nuovo nome. Cogliendo l’invito del Papa rivolto al Movimento dei Focolari in occasione dell’udienza privata del 7 dicembre 2023, ossia quello di “essere artigiani di pace in un mondo dilaniato dai conflitti”, hanno voluto dedicare l’incontro proprio alla pace.

Un’esperienza di ascolto, riflessione comune e progettazione concreta, realizzata nelle otto comunità distinte per ambiti e passioni. Un percorso che continuerà col Genfest in Brasile, nel prosimo luglio, si intreccerà col Summit for Future dell’ONU nel settembre 2024 e con l’appuntamento a  Nairobi con i giovani e le città del mondo, in occasione degli 80 anni delle Nazioni Unite. Durante l’incontro, i presenti,con l’aiuto di esperti e testimoni, docenti, diplomatici, attori sociali e culturali, cittadini organizzati,  si sono interrogati su cosa sia la pacese sia davvero possibile raggiungerlae con quali mezzi.

Tante le esperienze toccanti dai Paesi in conflitto. Dalla Siria hanno raccontato la crudezza della guerra che vivono dal 2011, aggravata dall’embargo che colpisce una popolazione stremata. Progetti dell’AMU come RESTART, che supporta microimprese con prestiti e accompagnamento personalizzato, hanno contribuito a rallentare processi di migrazione costanti. Christiane, dal Libano, nonostante la situazione del suo Paese, caratterizzato da inflazione elevatissima e da forte tasso di emigrazione aggravato dagli impatti della guerra in Medio Oriente, non si è arresa: ha creato con suo marito un’impresa produttiva per il sostegno familiare e per aiutare anche gli altri artigiani e i produttori rurali a vendere i loro prodotti. L’iniziativa produttiva si è estesa anche all’Egitto. Dal Congo, sono stati presentati i frutti della scuola per la formazione di leader per la pace. Una diplomata di questa scuola, Joëlle, giornalista e candidata alla presidenza della Repubblica del Congo, ha lanciato la sua piattaforma presidenziale con i valori della pace e della giustizia sociale. I ragazzi ucraini hanno salutato i presenti con un video e altrettanto hanno fatto alcuni ragazzi da Betlemme, dal Pakistan, da Cuba e dalle Filippine. E’ stato presentato il progetto “Insieme per una nuova Africa”, destinato ai giovani africani interessati a cambiare il continente: formati centinaia di giovani e coinvolti altri 9000 giovani in un’esperienza che ha raggiunto 14 nazioni africane.  Altrettanto si fa in Messico con l’Agenda Nazionale per la Pace, negli Stati Uniti con le conversazioni coraggiose contro il razzismo.

C’è l’esigenza di una vera formazione alla pace e ai diritti umani nonchè quella di dare un nome ai conflitti, approfondendo le loro ragioni, provando a risolverli con una strategia comunitaria, che ascolti le diverse e plurali posizioni e che preceda e accompagni ogni negoziato. Si è detto che la pace non è solo assenza di guerra. Non tutto ciò che viene definito ordine, è pace. Non è un fatto ideologico: non è pacifismo. E’ la condizione in cui ogni persona può pensare e realizzare il proprio futuro. Ma occorre imparare il dialogo come metodologia, col quale essere disponibili a perdere qualcosa per un bene più grande. In fondo, è questa la motivazione per cui forse non vanno avanti i negoziati e anche le organizzazioni internazionali non sembrano in grado di gestire la crisi. Dialogo, fiducia, reti locali e globali, intergenerazionalità, comunità. Si riparte da qui, da queste parole chiave, incoraggiati anche da Margaret Karram e Jesús Morán , Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, presenti nella giornata conclusiva. È questa la strada per la pace, alla quale si vuole contribuire concretamente, e insieme.

Mario Bruno