Lug 28, 2017 | Parola di Vita
Questo Salmo è un canto di gloria per celebrare la regalità del Signore che domina tutta la storia: è eterna e maestosa, ma si esprime nella giustizia e nella bontà e somiglia più alla vicinanza di un padre che alla potenza di un dominatore. E’ Dio il protagonista di questo inno, che rivela la sua tenerezza, sovrabbondante come quella materna: Egli è misericordioso, pietoso, lento all’ira, grande nell’amore, buono verso tutti … La bontà di Dio si è manifestata verso il popolo di Israele, ma si espande su quanto è uscito dalle sue mani creatrici, su ogni persona e su tutto il creato. Al termine del Salmo, l’autore invita tutti i viventi ad associarsi a questo canto, per moltiplicare il suo annuncio, in un armonioso coro a più voci: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. Dio stesso ha affidato il creato alle mani operose dell’uomo e della donna, come “libro” aperto in cui è scritta la sua bontà. Essi sono chiamati a collaborare all’opera del Creatore, aggiungendo pagine di giustizia e di pace, camminando secondo il Suo disegno di amore. Purtroppo, però, ciò che vediamo intorno a noi sono le tante ferite inferte a persone, spesso indifese, ed all’ambiente naturale. Questo a causa dell’indifferenza di molti e per l’egoismo e la voracità di chi sfrutta le grandi ricchezze dell’ambiente, solo per i propri interessi, a scapito del bene comune. Negli ultimi anni, nella comunità cristiana si è fatta strada una nuova consapevolezza e sensibilità a favore del rispetto del creato; in questa prospettiva possiamo ricordare i tanti appelli autorevoli che incoraggiano la riscoperta della natura come specchio della bontà divina e patrimonio di tutta l’umanità. Così si è espresso il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, nel suo Messaggio per la Giornata del creato dello scorso anno: “È richiesta una vigilanza continua, formazione e insegnamento in modo che sia chiara la relazione dell’attuale crisi ecologica con le passioni umane […] il cui […] risultato e frutto è la crisi ambientale che viviamo. Costituisce, pertanto, unica via il ritorno alla bellezza antica […] della moderazione e della ascesi, che possono condurre alla saggia gestione dell’ambiente naturale. In modo particolare, l’ingordigia, con la soddisfazione delle necessità materiali, porta con certezza alla povertà spirituale dell’uomo, la quale comporta la distruzione dell’ambiente naturale”.1 E papa Francesco, nel documento Laudato si’, ha scritto: “La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione. Gesù ci ha ricordato che abbiamo Dio come nostro Padre comune e che questo ci rende fratelli. L’amore fraterno può solo essere gratuito […]. Questa stessa gratuità ci porta ad amare e accettare il vento, il sole o le nubi, benché non si sottomettano al nostro controllo. […] Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti ”.2 Approfittiamo allora dei momenti liberi dagli impegni di lavoro, o di tutte le occasioni che abbiamo durante la giornata, per rivolgere lo sguardo verso la profondità del cielo, la maestà delle vette e l’immensità del mare, o anche solo sul piccolo filo d’erba spuntato al margine della strada. Questo ci aiuterà a riconoscere la grandezza del Creatore “amante della vita” e a ritrovare la radice della nostra speranza nella sua infinità bontà, che tutto avvolge ed accompagna. Scegliamo per noi stessi e per la nostra famiglia uno stile di vita sobrio, rispettoso delle esigenze dell’ambiente e commisurato sulle necessità degli altri, per arricchirci di amore. Condividiamo i beni della terra e del lavoro con i fratelli più poveri e testimoniamo questa pienezza di vita e di gioia facendoci portatori di tenerezza, benevolenza, riconciliazione nel nostro ambiente. Letizia Magri _____________________________
- Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, Messaggio per la Giornata del creato, 1 settembre 2016.
- Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015 (nn.228-229).
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Lug 20, 2017 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
1944. Chiara Lubich lascia i suoi amatissimi libri in soffitta per mettersi alla scuola dell’unico Maestro, Gesù, abbandonando il sogno di studiare Filosofia all’Università Cattolica, dove pensava avrebbe potuto conoscere Dio. 53 anni dopo, l’Università Cattolica di Città del Messico le conferisce il Dottorato h.c. in Filosofia. A 20 anni di distanza, la comunità dei Focolari in Messico ha organizzato un triplice evento, come memoria e attualizzazione del suo messaggio: Filosofia dell’essere, Chiesa comunione e inculturazione. 29 giugno 2017: “Il volto di Dio Comunione” è il titolo del simposio svoltosi presso l’Università Pontificia del Messico. Il Dott. Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia (IUS) svolge due conferenze: “Papa Francesco: 4 punti per una Chiesa in uscita” e “Chiara Lubich: una mistica del noi per vivere il cambio”. Due riflessioni che suscitano nei presenti, in maggioranza sacerdoti, religiosi e religiose, l’urgenza di una pastorale che renda visibile il volto di una Chiesa misericordiosa, sinodale, povera e aperta. «È sorta – afferma Mons. Coda – la necessità di mantenere un dialogo aperto con le forze vive della Chiesa messicana per assumere con slancio la sfida della conversione pastorale lanciata da Papa Francesco. Promuovendo l’impegno dei laici a livello culturale e sociale, l’accompagnamento dei giovani e il cammino sinodale della Chiesa dove i Carismi possano dare il loro contributo”. 30 giugno. In una accogliente sala dell’Università La Salle, a Città del Messico, il Dott. Enrique Alejandro González Alvarez, rettore dell’ateneo, spiega l’importanza della laurea h. c. conferita il 6 giugno 1997 a Chiara Lubich : “Con la sua accettazione è stata lei a onorare l’Università”. E sottolinea la profonda sintonia fra il Carisma dell’unità e quello lasalliano: “L’Università si sente identificata col Movimento dei Focolari, perché in maniera congiunta stiamo lavorando per portare il Regno di Dio in terra, senza dubbio la principale missione di Chiara (…) Mi auguro che continuiamo a stringere il legame che ci unisce. Questa non è solo la casa di Chiara Lubich, ma di quanti portano il suo spirito, perché oggi lei deve continuare a vivere nei suoi seguaci”. Per l’occasione il Dott. Piero Coda svolge una conferenza sul “Contributo di Chiara Lubich ad una nuova filosofia dell’essere”. “Il discorso di Chiara di 20 anni fa – dice Coda – si è dimostrato profetico per il Messico, perché si coglie a livello sociale e culturale una nuova domanda di senso e di luce e il bisogno di un nuovo paradigma culturale. Quindi il suo discorso risulta orientativo e si collega con l’impegno dell’Istituto Universitario Sophia”. Tra l’Istituto Universitario Sophia, l’Università Pontificia Messicana e l’Università La Salle del Messico si stabiliscono nuovi contatti e nuove prospettive di collaborazione. L’evento di giugno 1997 è stato celebrato dalla comunità dei Focolari con una grande festa, presenti il Nunzio Apostolico, Mons. Franco Coppola e il Rettore dell’Università Pontificia del Messico, Dott. Mario Ángel Flores Ramos. Musiche, danze, filmati e le testimonianze di chi era presente in quel giorno memorabile sono stati la cornice adatta per riscoprire la portata del messaggio di Chiara Lubich. “Nella Basilica della Madonna di Guadalupe – dice Maria Voce, nel messaggio alla Comunità messicana – davanti alla ‘Morenita’, Chiara ha messo in evidenza i meravigliosi simboli con cui Maria si è rivestita, presentandosi come esempio straordinario d’inculturazione”. La consegna di Chiara, trasparente eco del messaggio “Guadalupano”, è risuonata con forza, come ha sottolineato la presidente dei Focolari: “Affidiamoci a Lei, icona della ‘cultura dell’incontro’, per vivere pienamente il farsi uno e portare in ogni ambiente la spiritualità di comunione”. (altro…)
Lug 12, 2017 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Può certamente dirsi un anniversario d’oro quello che oggi, 50 anni dopo, ricorda quel primo sommesso incontro, seme di impensate aperture tra il Patriarcato Ecumenico della Chiesa Ortodossa e il Movimento dei Focolari – scrivono dai focolari di Istanbul -. Poche settimane fa così si esprimeva il Metropolita Gennadios Zervos: “Fino ad oggi, quel momento non è stato adeguatamente apprezzato in tutta la sua portata” (cfr Quel dialogo voluto da Dio). Qualcosa della forza germinante di quell’incontro la si può intuire dall’attribuzione in Ottobre del primo Dottorato honoris causa in “cultura dell’unità” al Patriarca Bartolomeo da parte dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano, Italia). Da lì il progetto, ora già realtà, di arricchire l’offerta formativa dello stesso Istituto, con una Cattedra permanente per il dialogo tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica, intitolata al Patriarca Atenagora e a Chiara Lubich. Il 13 giugno, giorno della ricorrenza, alcuni di noi si sono ritrovati spontaneamente al Fanar, la sede patriarcale. Davanti alla bellissima icona di Maria si è conclusa col Magnificat la nostra preghiera di azione di grazie: “Grandi cose ha fatto l’Onnipotente, Santo è il Suo Nome”. Ma l’oro è ancora d’obbligo per la celebrazione che è stata fatta qui ad Istanbul, nel quadro della Mariapoli locale. Se l’anno scorso Papa Francesco aveva visitato una Mariapoli, quella di Roma, quest’anno i partecipanti alla Mariapoli di Istanbul, hanno avuto la sorpresa, la gioia e l’onore di essere ospiti del Patriarca Bartolomeo. La Scuola Teologica dell’isola di Halki, con il suo splendido parco, ha fatto da cornice ad una giornata indimenticabile. Domenica 25 giugno, i 65 ‘mariapoliti’ di diverse confessioni, nazionalità, lingue sono saliti alla sala delle udienze dove il Patriarca Bartolomeo ha tenuto il suo discorso: «Parliamo ora di una storia che ha 50 anni, di un legame spirituale molto forte tra il Patriarcato Greco e il Movimento dei Focolari. E possiamo parlare ormai di una tradizione perché il nostro predecessore Patriarca Demetrio ha continuato la relazione con Chiara e il Movimento. E noi abbiamo seguito e portato avanti per 26 anni questa tradizione. Siamo molto felici ed è una grande gioia per noi che la maggior parte degli anni di questa tradizione siano trascorsi con noi». Non siamo nuovi alle manifestazioni di affetto e di stima del Patriarca, ma questo riesce sempre a sorprenderci. L’espressione della sua gioia non è una formalità … si dice fiero della sua parte di 26 anni su 50! e aggiunge a braccio: «Ma già prima di essere patriarca , nel lavoro accanto ai miei predecessori ho servito con amore questo rapporto». E ha continuato: «Vedo che il buon Dio vi ha benedetto perché il vostro numero e il vostro servizio sono aumentati, perché con il testamento di Chiara che avete accolto, rendete servizio a tutta l’umanità con lo stesso cuore puro, con la stessa fede, con lo stesso amore, con la stessa laboriosità. […] Come la benedizione di papa Francesco, così la nostra benedizione e la nostra preghiera è sempre con voi, perché seminiate i semi della pace e dell’amore nel cuore degli uomini. Che Dio conduca sempre i vostri passi verso le buone opere». Dopo il discorso la consegna dei doni, tra cui una foto incorniciata di Atenagora e Chiara durante uno dei loro incontri. E poi una canzone “Ama e capirai”, in diverse lingue (anche in greco), che sappiamo essere stata molto amata dal Patriarca Atenagora e che esprime l’essenza della Mariapoli: la luce che viene dall’amore vissuto. Nella sala da pranzo sottostante il Patriarca ha offerto a tutti uno squisito pranzo e la mattinata si è conclusa con foto ufficiali, selfie e momenti di dialogo in cui Bartolomeo si è intrattenuto con l’uno e con l’altro. D’oro infine l’eredità che ci lasciano il Patriarca Atenagora e Chiara, protagonisti e iniziatori del “dialogo della Carità”, “grandi ideatori del dialogo del popolo (…) iniziatori di una nuova Era ecumenica; hanno ammaestrato popoli, dando loro coraggio, forza, pazienza, fedeltà, disponibilità, amore e unità” (Metropolita Gennadios Zervos). (altro…)
Lug 1, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Contemplando l’immensità dell’universo, la straordinaria bellezza della natura, la sua potenza, sono risalita spontaneamente al Creatore del tutto e ho avuto come una nuova comprensione dell’immensità di Dio. L’impressione è stata così forte e così nuova che mi sarei gettata subito in ginocchio ad adorare, a lodare, a glorificare Dio. Ho sentito un bisogno di far ciò, come se questa fosse la mia attuale vocazione. E, quasi mi si aprissero ora gli occhi, ho compreso come non mai prima, chi è colui che abbiamo scelto come ideale, o meglio colui che ha scelto noi. L’ho visto così grande, così grande, così grande che mi sembrava impossibile avesse pensato a noi. E questa impressione della sua immensità mi è rimasta in cuore per alcuni giorni. Ora il pregare così: “Sia santificato il tuo nome” o “Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo” è un’altra cosa per me: è una necessità del cuore». (Rocca di Papa, 22.1.87) «[…] contemplare magari una distesa di mare senza fine, una catena di monti altissimi, un ghiacciaio imponente o una volta del cielo punteggiata di stelle… Che maestosità! Che immensità! E, attraverso lo splendore abbagliante della natura, risalire a colui che ne è l’autore: Dio, il Re dell’universo, il Signore delle galassie, l’Infinito. […] Egli è presente dovunque: è sotto lo scintillio d’un ruscello, nello schiudersi d’un fiore, in un’alba chiara, in un rosso tramonto, su una vetta nevosa… Nelle nostre metropoli di cemento, costruite dalla mano dell’uomo tra il frastuono del mondo, raramente la natura si è salvata. Eppure, se vogliamo, basta uno squarcio di cielo azzurro scorto fra le cime dei grattacieli, per ricordarci Dio; basta un raggio di sole, che non manca di penetrare nemmeno fra le sbarre d’una prigione; basta un fiore, un prato, il volto di un bambino… […] Ciò ci aiuterà a tornare in mezzo agli uomini, dove è il nostro posto, ritemprati come senz’altro lo era Gesù quando, dopo aver pregato il Padre tutta la notte sui monti, sotto il cielo stellato, tornava fra gli uomini a fare del bene». (Mollens, 22.9.88) Da Chiara Lubich – “Cercando le cose di lassù” – Città Nuova Editrice, Roma 1992, pagg. 5 – 111,112. (altro…)
Giu 23, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’evento ha seguito una formula inedita scandita da tre momenti distinti, sia per luogo di svolgimento che per contesto religioso, rivelandosi una sorta di pellegrinaggio di dialogo inteso come un cammino comune, formula cara a papa Francesco che spesso, rivolgendosi a gruppi di diverse religioni, suggerisce di continuare a camminare insieme, sottolineando quanto entrambi i termini del binomio siano fondamentali per quel grande cantiere che è il dialogo interreligioso. La prima parte dell’evento si è svolta presso la Fu Jen University, prestigiosa università cattolica dell’isola stato. Il titolo – Buddhisti e Cristiani in dialogo: dagli scritti dei missionari al dialogo interreligioso – era di per sé invitante. Richiamava, infatti, come in realtà è avvenuto, una riflessione su quanto è cambiato il mondo delle religioni da quando i primi missionari arrivarono in Oriente a partire dal XV secolo fino ad oggi, quando si parla e si lavora a quello che ormai tutti definiscono uno dei bisogni fondamentali dell’umanità: il dialogo fra uomini e donne che credono, qualunque sia la loro fede. La giornata di riflessione era co-organizzata, oltre che dall’università cattolica di Taiwan, anche dall’Istituto Universitario Sophia con il Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, e dal Dharma Drum Mountain, monastero e università di tradizione buddhista, che rappresenta uno dei centri di rinnovamento fondamentale nel panorama del Buddhismo Chan della Cina. Una settantina i partecipanti, presenza molto qualificata: un nutrito numero di monaci theravada e laici buddhisti e cattolici della Thailandia, un numeroso gruppo di Taiwan, il Presidente del Dharma Drum Institute for Liberal Arts, oltre che ad autorità in campo accademico sull’argomento proposto. I lavori si sono presentati subito di grande interesse. Le presentazioni che riguardavano gli scritti dei missionari si sono concentrate su quelli dei secoli fra il quattordicesimo ed il diciannovesimo. Ma, è necessario riconoscerlo, il centro nevralgico delle riflessioni è stato Matteo Ricci, gesuita, grande apostolo del cristianesimo in questa parte del mondo, ma soprattutto maestro di quell’arte dell’adattamento che ha permesso a lui e a pochissimi altri di arrivare all’anima di questi popoli della Cina. Eppure, proprio Ricci è stato al centro di interesse per la sua posizione tutt’altro che accomodante nei confronti del buddhismo, visto da lui e da molti suoi contemporanei, come una accozzaglia di riti e manifestazioni pagane. I missionari nei secoli che vanno dal XV al XX sono stati tutt’altro che aperti nei confronti dei seguaci di Buddha e, come si usava allora, nei pubblici dibattiti si sono sempre impegnati a dimostrare chi seguiva il vero Dio e la vera religione. E in quanto a questo non hanno mai avuto dubbi di chi fosse nella verità. I lavori, d’altra parte, hanno anche rivelato la posizione critica dei seguaci del Buddha nei confronti dei cristiani. Si è evidenziato come su questi punti si vivano e si nutrano sentimenti reciproci. I cristiani non erano visti senz’altro meglio dai buddhisti, in particolare dai monaci. Proprio questo sfondo storico, riguardo al quale anche noi cattolici non possiamo non negare la necessità di un adeguato esame di coscienza ed una recita altrettanto necessaria di un mea culpa per errori gravi dettati da atteggiamenti discriminatori, ha messo in evidenza il valore delle esperienze di questi ultimi 50 o 60 anni. Il dialogo, oggi, è senza dubbio ben avviato con rapporti di fiducia reciproca anche se con le necessarie prese di posizioni su punti che resta necessario chiarire ed eventualmente difendere per assicurare identità precise ed evitare inutili sincretismi che non servono a nessuno. Nel corso dei lavori si sono presentate esperienze concrete di dialogo a Hong Kong, in Corea, in Thailandia e nelle Filippine, ma anche proposto esempi di attori nuovi, come i movimenti ecclesiali, e di protagonisti che sono riconosciuti ormai come pionieri imprevisti di una esperienza di dialogo che ha poi seguito le piste da loro tracciate. L’esempio dell’amicizia spirituale fra Chiara Lubich e Nikkyo Niwano, fondatori, rispettivamente, del Movimento dei Focolari e della Rissho Kosei Kai, ha evidenziato come i movimenti di rinnovamento, che caratterizzano da circa un secolo le varie religioni, sia pure in modi diversi e caratteristici delle rispettive culture e credo, siano veicoli di incontro e amicizia fra persone e comunità. Proprio questi due sentimenti hanno caratterizzato i lavori della prima giornata del simposio-pellegrinaggio aprendo un confronto sereno sul cammino fatto in questi secoli, aprendo alla speranza di un futuro di reciproca condivisione e collaborazione per le grandi sfide dell’umanità: la giustizia sociale, l’ambiente e la pace (continua). Da Roberto Catalano (altro…)